Lettere a un lupo, 10 febbraio

10 febbraio

caro lupo,
nei boschi ho imparato a riconoscere l’uomo selvatico. Me lo ricordo, quand’ero lupetto, quante volte l’ho visto. Usciva dalla tana, andava fino al paese, ululava, tornava alla tana. Bello era le case quadrate di neve, e la neve sulla paglia dei casoni, neve tanta, pestata dagli zoccoli, il fumo dei camini. Vedessi lupo! Era là il paradiso. Coi fossi ghiacciati che ci reggevano, e gli slisseghi lunghi, dove qua e bisognava curvarsi per i tronchi obliqui delle rive, e appena era la neve caduta battaglia di palle bianche, e i pupazzi con la pipa di ramo. Come stasera. L’uomo selvatico si chiama così perché sta nella selva. Lo conosci bene, vero? Egli è saggio e sa, del tempo conosce ogni futuro. L’ho cercato e l’ho trovato. L’uomo selvatico è vivo, come te. Salve.

G.

Si è scritto e narrato molto sui rapporti fra i lupi e gli uomini. Qualcuno ha cercato di parlare col lupo, come san Francesco, e ci è riuscito. Con molte bestie feroci che abitano in noi si può dialogare, o cercare di stabilire rapporti epistolari, come ha fatto G. Si tratta però sempre di sogni e leggende.

Lettere a un lupo da Teatro con bosco e animali di Giuliano Scabia

Giuliano Scabia è nato a Padova nel 1935. Attualmente vive a Firenze. Scrittore, poeta, drammaturgo e narratore dei propri testi è protagonista di alcune tra le esperienze teatrali più vive degli ultimi decenni.

Si ringrazia Cecilia Gallia per la lettura.

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NUVOLARIO di PAROLE
Bellezza, stupore e meraviglia richiamano ad un ascolto profondo della Natura. Oltre l’avventura di camminare, girovagando per scoprire nuovi paesaggi, nuovi scenari naturalistici, desideriamo ora accompagnarvi in un luogo immaginario, di condivisione di scritti e liriche, che intendono dar voce a storie, vissuti, esperienze di vicinanza alle piante, agli animali, al mondo inanimato, alla Terra e al Cielo.
…uno spazio aperto in un intervallo atemporale che ci piace chiamare: NUVOLARIO di PAROLE.