Lo spazio era enorme

Lo spazio era enorme: un deserto puro, vergine, neppure la minima traccia di bestiame a contaminarlo, e in quella vastità neppure un atomo di qualcosa di umano…
Durante il corso del viaggio avevo acquisito consapevolezza e conoscenza della terra, man mano che imparavo a dipendere da essa. Quel senso di vuoto e di spazio aperto al tempo stesso, che all’inizio mi avevano spaventato, erano ora invece un conforto, che permettevano al mio senso di libertà di vagare spensierato, di svilupparsi e crescere…
E mentre avanzavo lungo quel territorio ne venivo coinvolta in un modo sempre più intenso, e non del tutto consapevole. I movimenti, i collegamenti, le strutture, mi erano intelligibili a livello istintivo. Non solo vedevo le impronte di un animale: le conoscevo. E non solo vedevo un uccello: lo conoscevo in rapporto ai suoi effetti e alle sue azioni. Senza che ne fossi del tutto cosciente l’ambiente intorno a me cominciava a insegnarmi se stesso: stava diventando un essere animato di cui io ero una parte. L’unico modo con cui posso provare a descrivere quello che accadeva è fare un esempio: mettiamo che vedessi le impronte di uno scarafaggio sulla sabbia. Quello che fino a poco tempo prima sarebbe stato un disegno grazioso, a cui erano collegate ben poche associazioni mentali, era diventato ora un segno che invece produceva associazioni di pensiero immediate: tipo di scarafaggio, in che direzione andava e perché, quando aveva lasciato quelle impronte e perché, chi erano i suoi predatori. Avendo ricevuto qualche insegnamento rudimentale sulla struttura delle cose all’inizio del viaggio, ora avevo materiale sufficiente, per così dire, per costruire una struttura in cui avrei potuto “imparare a imparare”. Se vedevo una pianta nuova, la riconoscevo immediatamente perché ne percepivo il rapporto con le altre piante e animali nella struttura generale. Ero in grado di riconoscere la pianta senza bisogno di darle un nome, o senza averla studiata prima, fuori dal suo habitat naturale. Quella che prima era una cosa che semplicemente esisteva, era diventata ora una cosa su cui tutto il resto agiva, lasciava il segno e viceversa.

Da Orme, una donna e quattro cammelli nel deserto australiano di Robyn Davidson

Robyn Davidson è una scrittrice australiana, nota per il suo libro autobiografico Orme (in originale Tracks). Nel 1977 attraversò a piedi il deserto australiano, partendo da Alice Springs fino ad arrivare all’Oceano Indiano (oltre 2.730 km), con la sola compagnia di quattro cammelli e del suo cane. L’impresa fu seguita in diretta da National Geographic.

Si ringrazia per il contributo Cecilia Gallia.

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NUVOLARIO di PAROLE
Bellezza, stupore e meraviglia richiamano ad un ascolto profondo della Natura. Oltre l’avventura di camminare, girovagando per scoprire nuovi paesaggi, nuovi scenari naturalistici, desideriamo ora accompagnarvi in un luogo immaginario, di condivisione di scritti e liriche, che intendono dar voce a storie, vissuti, esperienze di vicinanza alle piante, agli animali, al mondo inanimato, alla Terra e al Cielo.
…uno spazio aperto in un intervallo atemporale che ci piace chiamare: NUVOLARIO di PAROLE.