L’albero cosmico e il presepe (seconda parte)

In mancanza di fonti certe, rintracciare le origine di un culto e di un uso è sempre arduo, e può costituire anche un’avventura nel mondo dell’arbitrario. In genere, si evoca riguardo all’albero di Natale un indistinto – anche se molto probabilmente presente – sottofondo dentrolatrico europeo, e si fa al riguardo notare (anche per ridimensionare la tesi di un’usanza esclusivamente germanica poi importata altrove) che altre specie vegetali, oltre all’abete, si spartiscono l’onore dell’essere considerate di buon augurio. Certo l’abete, sempreverde, è benaugurante in quanto simbolo d’immortalità; ma assieme ad esso si continua a usare il vischio, l’antica pianta sacra dei druidi e della tradizione nordica; e nelle campagne italiane brucia nei camini il “ceppo”, un grosso tronco forse collegato all’idea del consumarsi del sole solstiziale, ma la cui cenere, conservata, è considerata detentrice di arcane virtù (si tenga presente che la cenere è un buon fertilizzante). In Inghilterra, assieme al vischio o al caprifoglio, o in loro sostituzione, si usa talora l’alloro o il ginepro. Insomma, il quadro di questa sacralità vegetazionale è ampio, e quindi risulta non arbitraria la tendenza a collegare l’albero di Natale al complesso del culto arboreo-vegetazionale quale si presenta un po’ in tutte le altre culture, e in quelle europee in modo specifico, e che esprime a più riprese anche in altre occasioni festive, quali l’inizio della primavera, del mese di maggio e via discorrendo.

Da L’albero cosmico e il presepe di Franco Cardini in Il Natale storia e leggende di Francesco Grisi 1988.

Lettura a cura di Cecilia Gallia.

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NUVOLARIO di PAROLE
Bellezza, stupore e meraviglia richiamano ad un ascolto profondo della Natura. Oltre l’avventura di camminare, girovagando per scoprire nuovi paesaggi, nuovi scenari naturalistici, desideriamo ora accompagnarvi in un luogo immaginario, di condivisione di scritti e liriche, che intendono dar voce a storie, vissuti, esperienze di vicinanza alle piante, agli animali, al mondo inanimato, alla Terra e al Cielo.
…uno spazio aperto in un intervallo atemporale che ci piace chiamare: NUVOLARIO di PAROLE.