L’albero cosmico e il presepe (quarta parte)

Al principio della storia della nostra povera umanità, c’era difatti un albero piantato al centro dell’Eden. Era la sede di ogni dolcezza e di ogni sapienza; era anche il simbolo evidente e centrale del patto fra l’uomo e Dio, e come tale collegava le regioni cosmiche. Quale simbolo di abbondanza inesauribile, di sapienza, di vita – e anche come simbolo di sacralità e quindi di pericolo per l’uomo che vi si avvicini: non a caso mostri, draghi, serpenti lo guardano, come sempre si addice ai tesori divini e in quanto tali inviolabili – l’albero dell’Eden si collega ad analoghi simboli presenti in altre tradizioni: all’albero Acvattha degli Indiani, all’albero paradisiaco Haoma dei Persiani, all’albero dalle mele auree del giardino delle Esperidi secondo il mito ellenico, all’albero del Vello d’Oro di Giasone, all’Yggdrasil nordico di cui s’è già detto. La bontà suprema o la preziosità infinita dei suoi frutti sono il simbolo di questo collegamento fra le aree cosmiche, per cui il divino e l’umano s’incontrano pericolosamente lungo il suo tronco e tra le sue fronde. I frutti sono sempiterni, incorruttibili, come tali anche inviolabili. All’eritis sicut dei del Serpente dell’Eden corrisponde la divinizzazione dell’eroe ellenico che supera la prova, che viola l’arcano giardino e ne strappa il tesoro, l’eroe – Ercole – che si rivela degno di scendere anche agli Inferi e strapparne le prede. Nel Nuovo Testamento, c’è un preciso corrispettivo dell’albero dell’Eden: è l’albero della croce. Secondo la medievale Legenda crucis, la croce sulla quale sarebbe stato crocefisso Gesù venne costruita col legno dell’albero dell’Eden ed è noto in tema iconografico del Cristo crocefisso su una croce arboriforme recante alla sua sommità un altro simbolo cristologico, il pellicano, che secondo la tradizione si apre il petto col becco per nutrire del proprio sangue i suoi stessi piccoli. Di quest’albero-croce il Cristo sarebbe infatti l’eterno frutto, e il Suo sangue la linfa.

Da L’albero cosmico e il presepe di Franco Cardini in Il Natale storia e leggende di Francesco Grisi 1988.

Lettura a cura di Cecilia Gallia.

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NUVOLARIO di PAROLE
Bellezza, stupore e meraviglia richiamano ad un ascolto profondo della Natura. Oltre l’avventura di camminare, girovagando per scoprire nuovi paesaggi, nuovi scenari naturalistici, desideriamo ora accompagnarvi in un luogo immaginario, di condivisione di scritti e liriche, che intendono dar voce a storie, vissuti, esperienze di vicinanza alle piante, agli animali, al mondo inanimato, alla Terra e al Cielo.
…uno spazio aperto in un intervallo atemporale che ci piace chiamare: NUVOLARIO di PAROLE.