L’Acqua cheta (Commedia fiorentina)

Scena II
Rosa e detti

Rosa –la moglie del fiaccheraio (entra dall’orto, portando nel grembiule del radicchio. Guardandolo): Che peccato!…E dire che vieniva tanto benino!
Cecco – il falegname (sbirciandola e continuando a lavorare):
Vecchia zimarra, senti, io resto al pian, tu ascendere…
Rosa (accostandosi a Cecco e guardando la cassetta del cassettone ch’egli continua a lustrare): O ch’è sempre a i’ medesimo punto?…
Cecco: Dio bonino, o che cred’ella che sia com’andare nell’orto a cogliere i radicchio?…
Rosa: Acciderba!..Gliè da mezzogiorno in qua che l’è sulla medesima cassetta.
Cecco: La un dubiti; domani finisco.
Rosa: Domani?…O se gli ha a venire i’ nuovo dozzinante stasera a veder la camera!
Cecco: Icché vor dire?…Lei la gnene fa vedere, e domani finisco.
Anita – una delle figlie di Rosa e del fiaccheraio: Gli ha ragione, la scusi; unn’è mica…
Rosa (subito): Lei la si cheti! Io so icché mi dico e basta!
Ida – altra figlia di Rosa e del fiaccheraio (piano alla sorella): Bene!…Ci ho piacere!
Anita (c.s.): Pòra grulla!…Se tu credi di fammi dispetto tu sbagli!
Rosa (mentre pulisce il radicchio che ha steso sul tavolo): Vah!…guardate che lavorino che gliè questo!.. Tutto mangiaco da’ bachi!
Cecco: Da’ bachi?.. la un lo mangi, sa!…cìè da farsi venir la denite. Rosa Icchéne?..
Anita: Maria santa!
Cecco: Io lo so, a mangiar l’erba toccata da’ bruci e’ vien la denite.
Rosa: ma che denite, la mi faccia i’ piacere! D’avanzo!
Anita: Eppure, se glielo dice lui, segno che se ne’ntende.
Ida (ridendo): E se ne’ntende?…O chi egli, i’ capo giardiniere di Boboli per intendersi delle piante?
Cecco: I’ un sono i’ capo giardiniere di Boboli, ma vo all’Università popolare.
Rosa: Chie, lei?…(guardandolo) Un mi pare. (continuando a pulire il radicchio) Se l’andasse all’Università la tirerebbe più via! ‘Gliè du’ giorni che l’è qui per la casa per rilustrare un cassettone e ancora un siamo a nulla. La tiri via, la tiri via, la mi faccia i’ piacere!
Cecco (torna a lavorare canterellando): Dunque è proprio finita…. Te nevai, te ne vai, o mia piccina? (poi fermandosi e prendendo il calzerotto) Che permette i’ vo in cucina a bollire un po’ di colla per riattaccare qui’ pezzetto…

Brucio = sono le larve di insetti che attaccano frutta e verdura.
Denite = duodenite, l’infiammazione del duodeno.

La commedia del 1908 di Augusto Novelli è la più nota in vernacolo fiorentino. A Firenze si stentava a ritrovare un’originalità nel teatro, idee veramente nuove mancavano e alcuni capocomici stavano decidendo di lasciare Firenze per l’America.
Si racconta che al Novelli un giorno venne l’estro di entrare al Teatro Alfieri, dove sorprese la compagnia di Andrea Niccoli raccolta a banchetto per festeggiare il capocomico, che si era deciso a tentare la fortuna in America… invitato a parlare Augusto Novelli disse: “Sentite, voi state per andare in America e va bene, ma io vorrei una cosa. Come ben sapete da danni coltivo e accarezzo l’idea di un teatro schiettamente fiorentino”.

Si ringrazia Tiziana Ariani per la recitazione.

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NUVOLARIO di PAROLE
Bellezza, stupore e meraviglia richiamano ad un ascolto profondo della Natura. Oltre l’avventura di camminare, girovagando per scoprire nuovi paesaggi, nuovi scenari naturalistici, desideriamo ora accompagnarvi in un luogo immaginario, di condivisione di scritti e liriche, che intendono dar voce a storie, vissuti, esperienze di vicinanza alle piante, agli animali, al mondo inanimato, alla Terra e al Cielo.
…uno spazio aperto in un intervallo atemporale che ci piace chiamare: NUVOLARIO di PAROLE.