Il bosco dove le cose non hanno nome

Appena prima di incontrare Pincopanco e Pancopinco, Alice entra nel bosco dove le cose non hanno nome e incontra un cerbiatto. Né lui né Alice ricordano il proprio nome. Non importa. Camminano insieme, “Alice con le braccia avvinte teneramente al morbido collo del Cerbiatto,” finché arrivano al limitare del bosco. Una volta là improvvisamente il cerbiatto ricorda il suo nome e guarda con orrore Alice. “Sono un Cerbiatto!” gridò. “E tu, o povero me! sei un’umana, una bambina!” Atterrito scappa via.
Da bambina ho passato molte estati da sola su una spiaggia deserta a Long Island, raccogliendo conchiglie, scavando per trovare piccole vongole, conducendo una vita molto diversa da quella che trascorrevo per il resto dell’anno in città. Giorno dopo giorno osservavo le cose, sviluppando uno sguardo in grado di cogliere il cambiamento in tutta la sua finezza. Il resto dell’anno in città, a New York, non guardavo nessuno direttamente, non parlavo e non conoscevo estranei.
C’era una grande pace in quelle estati e una nuova abilità di stare lontano dalle persone ma non per questo sola. Ho molti bei ricordi di quel periodo. Ogni mattina il mare portava a riva nuovi tesori, pezzi di legno provenienti da barche affondate, frammenti di vetro levigati fino a diventare lisci come seta e qualche medusa. Una volta trovai addirittura un paio di occhiali con una lente sola. Alcuni dei ricordi più intensi riguardano degli uccelli bianchi molto belli che si libravano in alto, incessantemente, sopra la mia testa. Ricordo come le loro ali diventavano trasparenti quando volavano tra me e il sole. Le ali degli angeli. Ricordo come il mio cuore li seguisse e quanto io volessi avere le ali per volare.
Molti anni dopo mi è capitato di camminare sulla stessa spiaggia. É stata una grande delusione. Mucchietti di alghe misti a spazzatura giacevano abbandonati sul bagnasciuga e c’erano gabbiani dappertutto, che gridavano con le loro voci rauche, lottando tra i rifiuti e contendendosi il cadavere di qualche animale, che il mare aveva restituito. Avvilita, guidai verso casa e quand’ero a mezza strada mi resi conto che i gabbiani erano gli uccelli bianchi della mia infanzia. La spiaggia non era cambiata. Il sacro vive oltre le etichette e il giudizio, nel bosco dove le cose non hanno nome.

Rachel Naomi Remen, medico, docente presso la facoltà di Medicina dell’Università della California a San Francisco. Ha fondato e dirige l’Istituto per lo Studio della Salute e della Malattia a Commonweal. È una pioniera della medicina olistica e integrata, come formatrice e riformatrice dell’insegnamento rivolto ai medici ha educato migliaia di professionisti a esercitare la professione medica dal cuore. Il suo rivoluzionario corso di studio L’Arte della Guarigione viene insegnato circa nella metà delle facoltà di medicina degli Stati Uniti. Rachel Naomi Remen, da quasi sessant’anni, convive con il morbo di Crohn e il suo lavoro riunisce in maniera ineguagliabile il punto di vista del curante e del paziente. Rachel Naomi Remen e Rita Charon sono state le prime a definire Medicina Narrativa, l’approccio che affronta la malattia attraverso la comprensione della complessità del vissuto del paziente.

Kitchen Table Wisdom è stato pubblicato negli USA, prima edizione agosto 1996. Ha venduto più di un milione di copie. È stato tradotto in ebraico, vietnamita, turco, sloveno, croato, coreano, ceco, danese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese, cinese mandarino, giapponese e svedese.

Un ringraziamento a Cecilia Gallia per la condivisione.

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NUVOLARIO di PAROLE
Bellezza, stupore e meraviglia richiamano ad un ascolto profondo della Natura. Oltre l’avventura di camminare, girovagando per scoprire nuovi paesaggi, nuovi scenari naturalistici, desideriamo ora accompagnarvi in un luogo immaginario, di condivisione di scritti e liriche, che intendono dar voce a storie, vissuti, esperienze di vicinanza alle piante, agli animali, al mondo inanimato, alla Terra e al Cielo.
…uno spazio aperto in un intervallo atemporale che ci piace chiamare: NUVOLARIO di PAROLE.