Nella tradizione occidentale l’alloro (Laurus nobilis) è strettamente legato al dio del Sole, Febo Apollo che si innamora della splendida ninfa Dafne. Dafne, ninfa selvatica, adusa ai boschi alle selve fugge le offerte amorose del dio. Corre angosciata, trafelata e stanca, cercando di sfuggirgli. Implora il padre le cambi forma, l’aiuti a sfuggire abbracci non desiderati, carezze e baci aborriti. Ed ecco, le sue membra si appesantiscono, la sua pelle morbida e chiara diviene ruvida scorza, rami spuntano dalle sue mani, foglie dai suoi capelli, il piede si abbarbica al terreno. E Apollo, dio del Sole, della poesia, della musica, desolato abbraccia un albero di alloro: un albero che freme sotto i suoi baci e che cerca ancora di sottrarsi. Apollo dichiara a Dafne che ella sarà, nonostante tutto, il suo albero.
L’alloro è un elemento centrale nel mito di Apollo e Dafne, mito dell’antica Grecia riportato nelle Metamorfosi di Ovidio (VIII secolo d.C.), testo fonte di ispirazione per tutti gli artisti del ‘500-‘600. Da menzionare la raffigurazione di Apollo che rincorre Dafne che sta prendendo le sembianze dell’alloro, nell’opera scultorea di rara bellezza di Gian Lorenzo Bernini (1622-25) e nel dipinto di Piero del Pollaiolo (1470-80). Un altro esempio di opera d’arte dove l’alloro è parte significativa dell’iconografia si può amminare nella villa medicea di Poggio a Caiano. Qui il Pontormo nel 1519-21 realizzò un affresco in cui si rappresenta la storia di Verturmno e Pomona anch’essa tratta dalle Metamorfosi di Ovidio, in cui l’alloro rappresenta attraverso i suoi vecchi e nuovi rami il rinnovarsi generazionale della famiglia medicea.